lunedì 22 ottobre 2007

La mostra i "falsi" alimentari


Roma, 20 ott. - (Adnkronos/Ign) - Una vera galleria degli orrori con cento falsi alimentari d'autore che vanno dal Chianti californiano alla Fontina svedese, dalla Ricotta australiana alla Mortadella Bologna fatta con il tacchino, fino a inquietanti imitazioni di gorgonzola, soppressata calabrese, salame toscano, asiago, pomodori San Marzano e addirittura polenta spacciate come italiane.

L'insolita esposizione, inserita all'interno della mostra 'Falsi dal mondo: pezzi unici provenienti dai diversi continenti', aperta nell'ambito del Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione, è stata organizzata dalla Coldiretti.

L'obiettivo è quello di portare alla luce il fenomeno crescente della pirateria agroalimentare internazionale che utilizza impropriamente denominazioni e ricette italiane per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Nel fenomeno dei 'falsi' rientrano così formaggi e salumi, ma anche caffè e biscotti, olio di oliva e condimenti, pasta e vini.

All'estero, stima la Coldiretti, è falso più di un prodotto alimentare italiano su quattro, con le esportazioni dall'Italia che raggiungono il valore di 16,7 miliardi di euro e rappresentano appena un terzo del mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari made in Italy che vale oltre 50 miliardi di euro. In altre parole, le esportazioni di prodotti agroalimentari made in Italy potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale.

Il rischio reale, sottolinea la Coldiretti, è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico. E' il caso dei formaggi tipici, come il Parma venduto in Spagna o l'Asiago e il Gorgonzola statunitensi, e dei salumi, quali pancetta, coppa, prosciutto Busseto Made in California.

''Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori - ha rilevato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - che sul piano internazionale va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari''.

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